Ultimi arrivi

Anton Cechov, uno dei narratori e drammaturghi più illustri della letteratura russa contemporanea, è conosciuto soprattutto per i suoi romanzi densi di dettagli psicologici in cui denuncia le piccole tragedie quotidiane della società del suo tempo. Questa fama ha però messo in ombra un lato fondamentale della sua personalità, visibile nei primi testi dell'autore: il suo genio umoristico, spesso dimenticato. In Cechov. Vita e opere di un intellettuale, Henri Troyat propone la storia biografica del famoso scrittore e, attraverso lettere e testimonianze, riporta alla luce l'uomo poliedrico, brillante e affascinante che si celava dietro ai capolavori letterari. Insieme a Cechov emergono le figure che lo hanno circondato fino alla morte prematura: dal regista Stanislavskij al coreografo Djagilev, senza dimenticare figure più intime come la madre, la sorella Maria e la moglie, l'attrice Ol'ga Knipper
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Tra il 1922 e il 1924, Michail Bulgakov pubblica degli straordinari feuilleton in cui tratteggia la nuova Mosca, ora capitale della neonata Russia dei Soviet. Si tratta di reportage, aneddoti e descrizioni della vita moscovita ricchi di ironia, satira e denuncia sociale che ci restituiscono un'immagine inedita della città all'indomani della Rivoluzione, e nei quali l'autore sembra volerci accompagnare per mano alla sua scoperta. Ne risulta un quadro ben diverso da quello fornito dalla propaganda: una città in frenetico e continuo movimento dove nascono caffè, teatri, negozi, che si apre alla modernità e a una vita più libera; ma è anche la Mosca dei mendicanti e degli straccioni, della fame, della lotta disperata per la casa, del mercato nero, dei ricchi imprenditori senza scrupoli e dell'ignoranza e volgarità dei piccoli burocrati del nuovo potere... Senza dimenticare la vena satirica che lo contraddistingue, Bulgakov si fa, come ricorda Elisa Baglioni nella prefazione che accompagna questa sua traduzione, «il cronista di un cambiamento inarrestabile verso la modernizzazione e coglie i contrasti e le dissonanze che fanno parlare Majakovskij, tre anni più tardi, dell'esistenza di due Mosche. La Mosca sonnolenta che insegue il cigolio dei carri e l'altra insonne che "viene costruita e ribolle", a cui tocca "trattorizzarsi e fordizzarsi" per tirar fuori la campagna dal letargo»
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Il volume presenta una lettura critica dei Quaderni di Mosca di Osip Mandel'stam. Le poesie vengono analizzate una per una in ordine cronologico, verso per verso, accompagnate da una traduzione interlineare. Particolare attenzione si riserva alla loro disposizione in "poryvy", "slanci" che abbracciano e collegano più componimenti, e alla loro connessione con le prose mandel'Stamiane coeve. Lo scopo che ci si propone è di offrire da un lato un supporto alla lettura dei versi, dall'altro uno scorcio interpretativo sull'opera del tardo Mandel'stam nel suo complesso
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Tra possessioni, sortilegi e forze impure, incubi, ossessioni, violenze e follie, la letteratura russa più di altre sembra aver subito il fascino fatale del maligno, e questa raccolta di "Racconti di demoni russi" ne è un'oscura testimonianza. Guida d'eccezione in questo viaggio mefistofelico, Andrea Tarabbia ha selezionato e curato i più importanti esempi letterari di questa fascinazione sinistra, da Gogol' a Cechov a Bulgakov, apparecchiando un banchetto di prelibatezze macabre tra cui alcune vere rarità - in cui l'estasi non è mai troppo distante dalla dannazione: ecco Satana che seduce una fanciulla e la condanna con un languido bacio, mentre un vortice di dannati si presenta al cospetto della regina del Sabba, suonano orchestre di morti, appaiono angeli avvolti dalle fiamme: la notte non è mai stata così animata, e racconto dopo racconto si compone, agli occhi del lettore, il ritratto al nero di un'intera cultura
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Gli Eltysev sono una famiglia come tante, nella Russia di oggi: Nikolaj è un agente di polizia che si occupa della sorveglianza in un luogo di detenzione per alcolizzati e disturbatori della quiete pubblica, sua moglie Valentina lavora da trent'anni nella biblioteca cittadina. Hanno due figli ventenni: il maggiore è uno scansafatiche e il minore è in carcere da quando, in una rissa, ha ridotto un altro ragazzo a un vegetale. Ma poteva andare peggio, in fondo. Non vivono nel lusso, certo, ma la loro è una vita onesta e normale: un appartamento assegnato dal comune, un televisore e perfino un'auto, il simbolo del benessere per eccellenza. Tutto precipita, però, quando Nikolaj perde il lavoro a causa di una grave negligenza. La famiglia è costretta a trasferirsi in campagna, nella catapecchia di una vecchia zia. Le conseguenze sono devastanti: è l'inizio di una discesa agli inferi, un susseguirsi di fallimenti e disgrazie, scanditi da alcol, apatia e violenza, che porteranno alla lenta e inesorabile disgregazione della famiglia. Perché i legami affettivi e le buone intenzioni nulla possono di fronte alla miseria. La provincia russa di oggi è un altro mondo, in un altro tempo, e Roman Sencin, che la conosce bene, ce ne racconta il lato oscuro
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Women Writers in Russian Literature presents a critical overview of Russian women writers from earliest times to the present, including emigre authors. Each of the 14 essays is by a scholar in a particular field; together, they cover all of Russian literature--from old Russia through the 18th and 19th centuries and up to the present--and include all genres: prose, poetry, drama, and autobiography. This collection examines images of women, and reintroduces Russian women writers whose recognition is long overdue. It also focuses on issues of reception and canon formation, and the relationship between gender and genre
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Edo-period Japan was a golden age for commercial literature. A host of new narrative genres cast their gaze across the social landscape, probed the realms of history and the fantastic, and breathed new life into literary tradition. But how to understand the politics of this body of literature remains contested, in part because the defining characteristics of much early modern fiction―formulaicness, reuse of narratives, stock characters, linguistic and intertextual play, and heavy allusion to literary canon―can seem to hold social and political realities at arm’s length.David C. Atherton offers a new approach to understanding the relationship between the challenging formal features of early modern popular literature and the world beyond its pages. Focusing on depictions of violence―one of the most fraught topics for a peaceful polity ruled over by warriors―he connects concepts of form and formalization across the aesthetic and social spheres. Atherton shows how the formal features of early modern literature had the potential to alter the perception of time and space, make social and economic forces visible, defamiliarize conventions, give voice to the socially peripheral, and reshape the contours of community. Through careful readings of works by the major writers Asai Ryōi, Ihara Saikaku, Chikamatsu Monzaemon, Ueda Akinari, and Santō Kyōden, Writing Violence reveals the essential role of literary form in constructing the world―and in seeing it anew.
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